giovedì 10 luglio 2014

TOSCANA: SAN MINIATO (cultura e storia)

Sul confine tra la provincia di Pisa e la provincia di Firenze, in una posizione strategica e semicollinare, si trova San Miniato, un borgo di origini antichissime sorto su un territorio già abitato nella preistoria (molti reperti archeologici risalenti all'età del bronzo sono visionabili al Museo di Scienze Naturali di Firenze) e poi densamente popolato in epoca etrusca. Gli Etruschi vi costruirono un reticolo stradale capillare evidentemente perché la zona era sede di traffici commerciali molto attivi, grazie anche alla vicinanza al fiume Arno, un tempo navigabile.
Agli Etruschi successero i Romani, che si insediarono sul territorio di San Miniato fin dal II secolo a. C., dando nuovo impulso alla costruzione di nuove arterie stradali tuttora utilizzate (come la via Aurelia e la via Tosco Romagnola), e suddividendo il territorio, secondo i loro consueti criteri razionali, in vari appezzamenti, di cui ancora oggi sopravvivono tracce nella equilibrata suddivisione dei terreni, visibile da una prospettiva aerea.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d. C.) e con l'arrivo dei Longobardi, San Miniato fu nuovamente ridisegnata, con l'innalzamento di possenti mura difensive e la costruzione di un vero e proprio castrum (=castello abitato). Probabilmente sorse nel VI secolo la pieve di San Miniato, che dà il nome al Comune, dove oggi si erge la chiesa di San Francesco, un edificio importantissimo in quanto si dice che fu donato a San Francesco nel 1211, che vi sostò in persona. 
Già con Ottone I di Sassonia (912-973 d. C.), imperatore del Sacro Romano Impero dal 962 d. C., San Miniato fu elevata a sede amministrativa dell'impero, come città deputata alla riscossione dei tributi. Lo stretto legame con gli imperatori germanici viene riconfermato all'epoca di Federico II di Svevia, che tra il 1271 e il 1223 vi fece costruire la celeberrima Rocca, una torre di quasi 40 metri di altezza posta sulla sommità della più alta delle tre colline su cui si sviluppa San Miniato (circa 200 metri), e che permette di godere di una vista eccezionale a 360° sul Valdarno Inferiore. Alcune testimonianze vogliono che all'interno della Rocca fosse accecato, per sospetto di tradimento, Pier delle Vigne, il segretario imperiale di Federico II reso famoso in tutto il mondo da Dante, che lo colloca nel XIII canto dell'Inferno, nel girone dei suicidi.
Quando ancora era vivo Federico II, gli abitanti del castello di San Miniato cominciavano a schierarsi in due opposte fazioni politiche: l'una filo-imperiale, l'altra filo-fiorentina. Questo accadde soprattutto perché i Sanminiatesi erano in cerca dell'alleato più potente: l'impero di Federico II rappresentava certamente un solido punto di riferimento, ma in quegli anni stava anche subendo molte ribellioni dei Comuni del Nord Italia; dall'altro lato Firenze stava velocemente diventando una delle città più potenti dell'Italia centrale, e la vicinanza geografica, nonché i legami commerciali tra Firenze e San Miniato, poste entrambe sulla linea direttrice dell'Arno, indussero sempre più i Sanminiatesi a prediligere il legame con la libera Firenze che non il peso del dominio imperiale.
In questo periodo si verifica un'ulteriore ridefinizione urbanistica di San Miniato, dominata da tre fortilizi (Le Colline, Poggighisi e San Martino) che porteranno successivamente alla suddivisione del comune in Terzieri (cioè in tre zone: Castelvecchio, Poggighisi e Fuor di Porta), quando San Miniato si scioglierà dalla sudditanza imperiale e diventerà libero comune (inizi del 1300). Questi "terzieri" erano a loro volta formati da contrade, collegate alla campagna circostante dai cosidetti "vicoli corbonari", molti dei quali esistenti ancora oggi. La storia di San Miniato comune libero durò solo pochi decenni: nel 1370, dopo molte vicende diplomatiche e belliche, lo strategico castello di San Miniato, che Firenze ambiva a conquistare da anni per la sua posizione dominante, dovette firmare la resa alla città del Giglio. Durante il periodo della dominazione fiorentina, il territorio sanminiatese cambierà di nuovo: infatti, molte ricche famiglie fiorentine vi acquistarono terre e case soprattutto a fini commerciali, e suddivisero le campagne di San Miniato in poderi, che i coloni lavoravano, dove poco dopo furono piantati moltissimi gelsi per la produzione di seta. Inoltre sempre in epoca prerinascimentale furono costruite a San Miniato molte ville signorili, come quella di Collebrunacchi.
Nel 1622 San Miniato fu elevata a diocesi vescovile, e questo privilegio fu la causa di un nuovo impulso al settore edilizio: in questo periodo furono risistemati i molti Ospedali già presenti e fu costruito il Seminario. Il restauro urbanistico continuò anche per tutto il '700, grazie alla volontà dei vescovi che si avvicendarono; da ricordare inoltre l'operato di un parroco, Giovan Battista Landeschi, che dette avvio a un'importantissima operazione di risistemazione delle campagne sanminiatesi, basata sui terrazzamenti, che permettevano di ottimizzare lo sfruttamento agricolo dei terreni collinari.
L' '800 fu un secolo che vide una lenta decadenza del comune di San Miniato, che tuttavia vanta la presenza di Giosuè Carducci come insegnante di lettere al Ginnasio dal 1856 al 1857: seppur brevissima, l'esperienza sanminiatese si impresse nella mente e nel cuore del grande poeta, che alcuni anni dopo (1883) scrisse un resoconto autobiografico di quel periodo, Le "risorse di San Miniato al Tedesco.
La storia novecentesca di San Miniato è segnata dai tristi eventi della Seconda Guerra Mondiale: il 22 luglio del 1944 morirono molti sanminiatesi inermi all'interno del Duomo bombardato, mentre il giorno dopo, il 23 luglio, la storica Rocca di San Miniato fu distrutta dai Tedeschi in ritirata. Quello che oggi possiamo ammirare è il risultato del restauro fedelissimo all'originale, eseguito nel 1958 dall'architetto Renato Baldi e dall'ingegnere Emilio Brizzi.

NICOLLE LOPOMO

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